Riflessioni di fine novembre

Nei giorni scorsi abbiamo sentito la necessità di incontrarci per poterci scambiare informazioni e confrontarci sulla situazione in Israele, alla ricerca di una verità e di una posizione comune che potesse definire la linea del movimento.
La conclusione a cui siamo giunti è che l’attacco subito dalle cittadine del sud di Israele negli ultimi anni è un dato innegabile, ed è impossibile pensare ad un’ analisi imparziale prescindendo dalla paura e la distruzione che centinaia di razzi lanciati da Gaza hanno inferto alle popolazioni del sud. Ciononostante, ci troviamo nel dubbio di capire quale sia per Israele il modo migliore per difendersi poiché un intervento via terra comunque rischierebbe di non risolvere la situazione, mietendo vittime.

Un impressione comune è che gli organi di stampa italiani abbiano posto l’ accento sul numero di morti non analizzando la complessità del conflitto e le cause che hanno portato ad un mirato attacco israeliano ai vertici del terrorismo di Hamas. Questa linea dei media ha dato adito a numerose strumentalizzazioni da parte di chi non riconosce ad Israele il diritto di difendersi.
Di fronte a questi tristi avvenimenti e a questa escalation di violenza ci sentiamo in dovere di difendere le ragioni di Israele taciute a livello nazionale e internazionale, ci siamo informati e ci informiamo quindi mediante vari mezzi e cerchiamo di diffondere informazioni non distorte da un cieco antisionismo dilagante.
Il nostro sostegno ad Israele non coincide con un sostegno privo di critiche al governo israeliano, l’ operato di questo non è spesso concorde con l’opinione del movimento e dei singoli che lo compongono, ma non mettiamo in dubbio il diritto di Israele ad esistere. Prendiamo infatti le distanze dagli estremismi di entrambi gli schieramenti e ci auspichiamo che nessuno parli più di distruzione dell’ una o dell’ altra parte.
Ci auguriamo inoltre che la tregua attualmente in atto fra Israele e Gaza possa portare a un negoziato di pace e quindi a una pace duratura.

Havi’u et Hayom

Oltre il muro

Riportiamo l’articolo pubblicato su Moked (http://moked.it/blog/2011/05/24/liberta-dopinione-valore-ebraico-irrinunciabile/)

Pochi giorni fa, sui muri della scuola ebraica, è apparsa una scritta: un anonimo autore insultava un membro della nostra comunità. Un’opinione dura e forse poco condivisa, espressa su una lettera pubblicata da Shalom, la causa che probabilmente ha spinto a compiere tale gesto. Due giorni di attesa, e l’insulto continuava ad imbrattare le mura di un edificio che per definizione dovrebbe essere il luogo della cultura, del confronto, del rispetto reciproco. Assistere a tutto questo e rimanere da parte non ci è stato possibile: in questo episodio abbiamo visto una minaccia alla libertà di espressione e di pensiero, proprio all’interno della realtà che è a noi più vicina: la comunità ebraica. La difesa di un valore, dunque, e non di un’opinione è stata la spinta a mobilitarci. L’idea è stata quella di coprire simbolicamente quella che per noi era un’espressione di intolleranza, nell’attesa che venisse rimossa definitivamente; così, muniti di fogli bianchi e scotch, abbiamo creduto, forse ingenuamente, di impegnarci per salvaguardare un interesse generale. La reazione a tutto questo, però, è stata totalmente inaspettata. Il giorno dopo, un’altra scritta è apparsa accanto alla precedente, e stavolta l’oggetto dell’insulto eravamo noi. Noi, Havi’u et Hayom, un gruppo di giovani ebrei nato dall’esigenza comune di proporre uno spazio di incontro e di crescita, autonomi rispetto a qualsiasi altro gruppo o movimento già esistente. Troviamo che la modalità con cui siamo stati criticati non sia soltanto sbagliata, ma sia soprattutto scoraggiante: ci ha stupiti il clima di intolleranza che regna nella nostra comunità, la totale assenza di un dialogo, l’impossibilità di esprimere un qualsiasi pensiero. È triste e frustrante pensare che proprio tra noi ebrei regni un clima così aspro e chiuso al confronto; la nostra storia ci dovrebbe indurre a privilegiare la libera espressione e il dibattito anche sulle tematiche più spinose, perché solo dal confronto può nascere il dialogo indispensabile a mantenere viva e vitale la nostra comunità e a consentire a tutti di coltivare la propria identità ebraica.

I ragazzi di Havi’u et Hayom

Questi sono fatti nostri

L’altra notte il Pasquino di Piazza ha agito nuovamente, imbrattando ancora di turpiloqui le mura della nostra scuola. Non si firma e accusa noi di vigliaccheria, perché agiamo durante la notte. Coprire uno scempio è stato per noi un atto di umana decenza, occultare una vergogna per evitare che il giorno dopo bambini fossero esposti non solo alla volgarità, ma anche al significato che questa sottintende. I metodi dello scribacchino notturno sono infatti intimidatori, ricordano un brutto periodo della nostra storia e non lasciano spazio a quella pluralità di opinioni che ha sempre caratterizzato l’ebraismo.

Chi scrive sui muri ritiene di possedere l’unica verità, che coinciderebbe poi anche con la voce del popolo. Ma chi siamo noi e cosa pensiamo, forse ci è stato chiesto? No. Quella famosa notte ci è stato chiesto: chi vi manda?

Nessuno ci manda.

Siamo un gruppo di giovani indipendenti, che non è al soldo di nessuno. Non siamo il braccio armato di nessuno, non siamo il portavoce di nessuno. Ed è proprio questo quel che vogliamo insegnare ai ragazzi che ogni giorno vivono quella scuola: pensate con la vostra testa, e soprattutto non abbiate timore!

Semplicemente, crediamo nella libertà di parola senza necessariamente condividere le opinioni che ciascuno esprime. Nessuno di noi ha mai scritto o detto che i coloni di Itamar “se la siano cercata”, quello che noi diciamo è: con gli insulti e le violenze non si va da nessuna parte. Siamo ragazzi cresciuti in quella scuola, e le dobbiamo molto. Ci ha trasmesso il nostro attaccamento all’ebraismo, come anche il rispetto dell’altro. Se chi perde tempo ad insudiciare quelle mura avesse impiegato la stessa energia nell’ascoltare quel che lì dentro viene insegnato, saprebbe che uno dei valori fondamentali dell’ebraismo è il senso di responsabilità nei confronti del prossimo. Di fronte ad un’offesa violenta e volgare, il nostro senso di responsabilità si è mosso, per difendere il principio del rispetto che deve rimanere inviolabile.

Per questo motivo, si tratta di affari nostri.