Riflessioni di fine novembre

Nei giorni scorsi abbiamo sentito la necessità di incontrarci per poterci scambiare informazioni e confrontarci sulla situazione in Israele, alla ricerca di una verità e di una posizione comune che potesse definire la linea del movimento.
La conclusione a cui siamo giunti è che l’attacco subito dalle cittadine del sud di Israele negli ultimi anni è un dato innegabile, ed è impossibile pensare ad un’ analisi imparziale prescindendo dalla paura e la distruzione che centinaia di razzi lanciati da Gaza hanno inferto alle popolazioni del sud. Ciononostante, ci troviamo nel dubbio di capire quale sia per Israele il modo migliore per difendersi poiché un intervento via terra comunque rischierebbe di non risolvere la situazione, mietendo vittime.

Un impressione comune è che gli organi di stampa italiani abbiano posto l’ accento sul numero di morti non analizzando la complessità del conflitto e le cause che hanno portato ad un mirato attacco israeliano ai vertici del terrorismo di Hamas. Questa linea dei media ha dato adito a numerose strumentalizzazioni da parte di chi non riconosce ad Israele il diritto di difendersi.
Di fronte a questi tristi avvenimenti e a questa escalation di violenza ci sentiamo in dovere di difendere le ragioni di Israele taciute a livello nazionale e internazionale, ci siamo informati e ci informiamo quindi mediante vari mezzi e cerchiamo di diffondere informazioni non distorte da un cieco antisionismo dilagante.
Il nostro sostegno ad Israele non coincide con un sostegno privo di critiche al governo israeliano, l’ operato di questo non è spesso concorde con l’opinione del movimento e dei singoli che lo compongono, ma non mettiamo in dubbio il diritto di Israele ad esistere. Prendiamo infatti le distanze dagli estremismi di entrambi gli schieramenti e ci auspichiamo che nessuno parli più di distruzione dell’ una o dell’ altra parte.
Ci auguriamo inoltre che la tregua attualmente in atto fra Israele e Gaza possa portare a un negoziato di pace e quindi a una pace duratura.

Havi’u et Hayom

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