Babele in Rime

“Babele in rime” è un progetto organizzato dal movimento Haviu et Hayom in occasione dell’edizione 2016 della Giornata Europea della Cultura Ebraica il cui tema, quest’anno, è “Le lingue ebraiche”.
Il progetto si propone come obbiettivo la diffusione di testi di poeti che hanno scritto in una delle “lingue dell’ebraismo” (ebraico, aramaico, giudaico-romanesco, yiddish e ladino). Grazie a “Babele in Rime” il centro di Roma e il Palazzo della Cultura sono stati sommersi dalla “poesia ebraica”: i passanti, i romani, i turisti, hanno potuto raccogliere alcune poesie abbandonate per le strade e per le piazze della città, o incontrare direttamente i ragazzi del movimento pronti a regalare una poesia a chiunque la desiderasse.
Il nome del progetto fa riferimento ad un noto episodio dell’Antico Testamento: nella Genesi è descritta la costruzione della torre di Babele da parte di una società che voleva, con essa, tentare la scalata al cielo; ma, com’è noto, Dio distrusse la torre e punì quel popolo con la confusione tra le lingue. Alcune interpretazioni di vari maestri sostengono che il vero motivo del fallimento di quella società non vada ricercato nella hybris dell’elevazione verticale ma, nel fatto che, come è scritto, “tutta la terra aveva una sola lingua e [usava] le stesse parole”.  Le parole babeliche non accoglievano le altre lingue, non accettavano perciò l’ingombro del controargomentare, non lasciavano spazio alla dignità della critica e pertanto erano asfittiche e generatrici di asfissia. Quella della Torre di Babele era una società in cui mancava totalmente la diversità di espressione e di linguaggio, e che perciò non conosceva differenziazioni ideologiche e di opinione. E’ stata proprio la diversità linguistica, conseguente alla distruzione della torre di Babele a costringere gli uomini a spostarsi, a raggiungere il nord e il sud del mondo, a riempire di nuovo la terra svuotata dal diluvio universale: è grazie alla diversità che il mondo è stato ripopolato.

 

Le lingue scelte
(definizioni da vocabolario Treccani e da Wikipedia)

Ebraico: la lingua degli antichi Ebrei, che apparteneva al gruppo nord-occidentale delle lingue semitiche, molto affine al fenicio. Nell’età post-biblica, e specialmente dopo la dispersione degli Ebrei, decadde progressivamente come lingua parlata, rimanendo peraltro nell’uso liturgico e consolidandosi come lingua dotta delle comunità israelitiche.
Ricostituitasi modernamente come lingua parlata in Palestina, è attualmente la lingua ufficiale dello stato d’Israele, simile all’ebraico antico nella fonologia, morfologia e sintassi, ma con notevoli aggiornamenti e infiltrazioni alloglotte nel lessico.

Aramaico: lingua appartenente al gruppo occidentale delle lingue semitiche, parlata all’inizio dell’era volgare in Mesopotamia, Siria, Palestina (e quindi anche da Gesù, nella varietà dialettale dell’aramaico giudaico), molto diffusa in Oriente fino all’espansione araba, oggi parlata da piccole comunità.

Yiddish: Lingua della comunità degli ebrei ashkenaziti diffusisi in Europa centrale e orientale fin dal secolo 10° e assai vicina – specialmente in origine – nella morfologia e nella sintassi al tedesco medievale (rispetto al quale la lingua parlata nelle comunità orientali ha subìto diverse modifiche, specialmente fonologiche, dovute al contatto con le lingue delle nazioni ospiti), ma molto ricca di vocaboli ebraici e di residui dei contatti precedenti con ambienti linguistici romanzi; la letteratura yiddish, sviluppatasi fin dal sec. 13° come varietà più popolare rispetto a quella in lingua ebraica, e in seguito cresciuta d’importanza con la diffusione della stampa e in età illuministica, ha conosciuto il suo momento di massima fioritura espressiva nei primi decennî del sec. 20° e attualmente ha notevole diffusione negli Stati Uniti e nello Stato d’Israele.

Ladino (o Giudeo spagnolo): Lingua mista di elementi ebraici e spagnoli, la cui formazione risale all’espulsione degli Ebrei dalla Spagna in seguito alla politica d’intolleranza religiosa della fine del secolo 15°, oggi parlata dalle comunità ebraiche dei maggiori centri balcanici (Salonicco, Istanbul, ecc.); conserva molti caratteri arcaici dello spagnolo, perduti invece nella madrepatria.

Giudaico-romanesco: Dialetto ancora oggi parlato dagli ebrei romani, tenuto vivo dalla vecchie generazioni che continuano a tramandarlo ai più giovani. Cominciò ad evolversi e ad arricchirsi nella seconda metà del Cinquecento quando venne istituito il ghetto di Roma. Similarmente al yiddish, al ladino e al giudaico-veneziano anche il giudaico-romanesco nasce dall’incontro tra espressioni in lingua ebraica e le lingue o i dialetti locali.