Il primo giorno

Oggi è il primo giorno dell’esistenza dello Stato di Israele senza Shimon Peres.

Era lì a combattere già nell’Hagana, prima della fondazione di Israele e poi nel neonato esercito, lottando per stabilire lo stato tra i nemici della guerra di indipendenza.

Era lì a firmare gli accordi di Oslo, a fianco del compagno di partito Rabin e di Arafat, prima di ricevere con loro il Nobel per la Pace.

È stato lì fino alla fine, nei suoi ultimi anni come Presidente simbolo dello Stato di Israele, e poi come guida esterna del paese.

Shimon Peres c’è sempre stato, prendendo per mano la nazione fin dalla sua fondazione,
accompagnandola fino ad suoi ultimi momenti, come un nonno fa col suo nipote.
Ha messo la faccia, e la firma, nei più grandi passi avanti dello Stato.

Da politico di spicco, da Primo Ministro e Presidente, ha vinto molte battaglie per amore di questo paese, ma ne ha anche perse alcune, sempre per amore di Israele.

È rimasto al suo posto, anche durante periodi bui, o quando lo stesso paese che ha contribuito a forgiare sembrava non seguirlo, ma sempre con l’obbiettivo di lasciare questa terra in una situazione migliore rispetto a quando l’ha presa per mano la prima volta.

Ottimista di natura, sguardo sempre volto al futuro più che al passato, sempre verso la pace. Uomo di speranza. L’Hatikwa è stato proprio il suo inno.

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Ho avuto la fortuna e l’onore di incontrarlo un paio di volte e di sentire alcune delle sue parole dal vivo. Una sera, a Kikar Rabin, durante la commemorazione dell’uccisione del Primo Ministro, era più agguerrito del solito: “La pace si fa con il nemico…Non so se arriveremo ad una pace perfetta, ma meglio una pace fredda che una guerra calda… Ero un giovane e ora sono invecchiato, ma spero di essere qui al momento della firma”.

Ci ha insegnato che bisogna tendere la mano sempre, anche quando la mano non ci viene tesa dall’altra parte.

La sua filosofia ed energia lo ha fatto diventare uno dei più fieri ambasciatori di Israele e della pace in tutte le città del mondo.

Ripeteva che se si seguono i propri ideali più che il proprio ego, allora ci si trasforma in grandi uomini. Shimon ha provato a farlo.

Perseguire il proprio ideale a discapito della popolarità o del fine politico lo ha elevato a simbolo di questo paese, ed è merce rara nella politica di oggi.

Ci lascia in eredita una responsabilità importante, come la sua visione sulla nanotecnologia per soffiare nel vento dell’innovazione e l’istituzione del “Centro Peres per la Pace”, per soffiare nel vento della fratellanza tra i popoli della regione.

I suoi progetti, come quello di Saving Children, dove bambini palestinesi vengono curati in ospedali israeliani, ci continueranno a mostrare un possibile futuro di convivenza, e ci lasceranno sperare in una Pace che oggi sembra lontana. (http://www.peres-center.org/saving_children)

Ci lascia un vero ultimo padre fondatore, lasciando un vuoto incolmabile che faticheremo a riempire. Che il suo ricordo sia di benedizione e di esempio.

Daniele Di Nepi
Twitter @danieledinepi

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