Portoni

Chi ha frequentato almeno un giorno di studi in una scuola ebraica come me lo sa meglio di chiunque altro.

Da bambini ci siamo abituati a pensare che fosse normale il fatto di essere protetti. Ci siamo abituati a vedere la macchina dei carabinieri davanti al portone della scuola, a vederla all’ingresso della sinagoga, accanto alle transenne che limitano l’accesso durante i giorni di grande affluenza alle preghiere.

Crescendo ci siamo abituati a vedere le forze dell’ordine davanti ad ogni tipo di istituzione ebraica. Siamo abituati a vedere lampeggianti perfino dal finestrino dell’aereo che ci porta in vacanza a Tel Aviv.

Anche in vacanza in giro per l’Europa, abbiamo sempre visto grandi misure di sicurezza prima di andare a visitare un museo ebraico.

Da bambini è sempre stato normale e crescendo abbiamo capito quanto questa protezione, di forze dell’ordine e di volontari, sia importante. Per questo l’abbiamo sempre accettata e sostenuta, e continuiamo a farlo con forza.

Ma è bene chiarire una cosa: una società democratica non dovrebbe permettere che una parte di essa si senta un bersaglio.

Dovrebbe sì difenderla, ma senza dimenticarsi che questo deve rimanere un rimedio temporaneo. La vera sfida dovrebbe essere quella di fare in modo che questo rimedio non sia più necessario.

Dovrebbe difendere le comunità ebraiche con le forze dell’ordine, come fa. Ma non dovrebbe scordarsi come questa non sia la normalità, ma solo un dovuto accorgimento.

Noi ci siamo abituati, ma la società non avrebbe dovuto permettere di farci abituare a questa situazione.

Nel 2015, non dovrebbe essere “normale” dover proteggere dei bambini italiani ed europei all’ingresso delle elementari, o controllare ogni accesso ai luoghi di culto. Non dovrebbe essere accettabile che dei volontari rischino la vita per permettere ad una comunità di professare il proprio culto.

Invece, in qualche modo, questo è entrato a far parte della nostra normalità e, purtroppo, sembra proprio che continuerà a farne parte. E sembra che ora, questa protezione, sia più necessaria che mai.

Sarebbe bene ricordarci che questo non è giusto, prima che diventi “normale” vedere le stesse macchine della polizia davanti ad ogni redazione o chissà in quali altri posti.

Daniele Di Nepi
Twitter: @danieledinepi

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