Pecore in erba

Alberto Caviglia, classe 1983, è un giovane regista romano della Trastevere ebraica. Il suo primo film,“Pecore in Erba”, presentato nella sezione “Orizzonti” del Festival del Cinema di Venezia 2015, sta ottenendo un risultato di critica straordinario.

 

Come sta andando il film?
Beh a dir la verità dal punto di vista della critica sta andando fortissimo, mai lo avrei immaginato.
Dal punto di vista dei numeri invece un po’ meno.
Purtroppo, essendo un prodotto indipendente dai grandi canali distributivi è davvero difficile dargli i mezzi che merita. Il film non è uscito in molte sale e ci sarà per un periodo di tempo limitato.
Tralasciando questo però sono davvero felice, è un grande sogno che si avvera ed un risultato assolutamente sbalorditivo!

Come è vivere questo grande momento per te?
Io sono contentissimo, emozionato, ma anche in ansia per il futuro del film che, come ti dicevo, ha pochissimo tempo per “spaccare” però sai, avere la propria opera prima al Festival del Cinema di Venezia è un vero sogno, un momento delicato certo, ma in primis un sogno.

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Come ti hanno avvisato che il film era stato accettato al Festival di Venezia? In principio c è stata una telefonata in cui ci avvisavano che il film era stato selezionato, nulla era ancora sicuro, è stato un momento assurdo, un po’ surreale, non avevamo nessuna certezza..poi c ‘è stata la lettera di conferma ufficiale..ci hanno chiesto di aspettare a dare pubblicamente la notizia..è stata dura, ma poi..!

 Essere in sala e vedere il primo film, che effetto fa?  Semplicemente fichissimo, vederlo nelle sale in cui sono cresciuto, nel quartiere dove questo mio “amore” è nato, non ha assolutamente prezzo.

Il più bel complimento che hai ricevuto?
La verità? alcune persone mi hanno solo detto “Grazie”..Il film è particolare, può piacere o no…ma sentirsi dire, senza troppi fronzoli, specialmente da ragazzi giovani, una cosa del genere, beh, mi ha molto emozionato…il film nasce anche con il proposito di influenzare e sensibilizzare e se ha aiutato qualcuno questo è un regalo enorme.
Veniamo al film, ”Pecore in erba”: perché hai scelto questo tema? che valore ha per te? Non avrei mai pensato di scegliere questo tema per il film..ad essere completamente sincero avevo in realtà in mente un altro progetto, ci lavoravo da qualche tempo…questa idea era però un pensiero che avevo in testa, lentamente si è fatto sempre più forte..il tema dell’antisemitismo mi interessa da sempre, e trovavo importante riuscire ad affrontarlo..soprattutto vedendo la completa mancanza di efficacia di ogni tipo di discorso che spesso si fa e la gran confusione quando si parla di un simile argomento.
Così, quasi per gioco, ad un certo punto, ho iniziato a scrivere il soggetto senza ancora pensare realmente ad un film: è stato un fulmine, ho pensato di rovesciare completamente la realtà e la cosa mi stuzzicava moltissimo, la scrittura veniva da sé.
L’idea però era di concentrarmi sul mio progetto precedente, magari realizzando con questa seconda idea un corto, magari nemmeno subito.
Quando ho portato i due soggetti alla produzione loro mi hanno timidamente suggerito che fosse il secondo copione quello che sarebbe divenuto un vero e proprio film, e ad essere onesti io ci rimasi malissimo, erano 4 anni che lavoravo all’idea precedente.
Oggi a posteriori ovviamente sono entusiasta di questo piccolo, enorme, cambiamento di piani.

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Ci spieghi perché la forma del mockumentary?
Mi rendevo conto che era certamente la forma più congeniale..la scrittura era fluida e  veniva da sola, senza molti sforzi..sono un grande appassionato del genere e si adattava perfettamente alla stramba idea che mi era venuta. La fiction sarebbe stata meno potente, non sarebbe stata in grado di creare lo stesso spaesamento che si crea con il mockumentary: era necessaria una formula che a tratti potesse quasi sembrare reale.

C’è stato scetticismo a riguardo? Quali sono i rischi di una simile tipologia di film?
A dir la verità no, non ci sono stati incidenti di percorso per ora,  mai dire mai però.

Nel realizzare il film sei stato condizionato dal tuo essere ebreo? In che modo?
In primis ho dovuto mettere in conto grossi esami di coscienza..affrontare un tema così delicato..che tocca la vita di molte persone, ci ho pensato a lungo, non è stato certamente facile e sebbene ancora non sia certo del fatto che possa essere utile pensavo che avesse un senso.

Ora che il film è nelle sale, sei più nervoso dalle eventuali critiche esterne o provenienti da ambienti ebraici? Perché? Ne hanno già parlato in tanti, quelli che volevano commentarlo lo hanno già fatto. Sono contento che ognuno dica quello che vuole..in generale non ci sono state critiche forti o toni esagerati. E’ capitato magari che qualcuno mi scrivesse in privato che il film “non faceva per lui”..o che invece fosse una figata, ed è capitato in entrambi i casi sia con ebrei che non. In generale credo che l’operazione sia riuscita!

Un bel momento/aneddoto durante le riprese? Non ho un vero aneddoto da usare quando mi si fa questa domanda. Posso però dirti che il film ha avuto delle riprese davvero frenetiche..i pochi mezzi e la troupe nient’affatto numerosa rendevano ogni giorno una incognita ed una sorpresa.. Forse la cosa più faticosa in assoluto era coinvolgere le personalità che si sono prestate al gioco, non sono poche, ed era un lavoro che gestivo io in prima persona, è stato certamente il periodo più stressante della mia vita!

Le battute ed il senso del film è stato compreso immediatamente dalla troupe o hai dovuto spiegare il senso di alcune cose?  In generale mi sembra che i contenuti ed i ragionamenti del film fossero molto chiari, soprattutto agli attori, e non c’è stato bisogno di spiegazioni. Certamente è stato fatto un grande lavoro per rendere maggiormente chiari alcuni messaggi e alcune sottigliezze.
Ovviamente il film mischia un umorismo più alto a qualcosa di più popolare, ed è anche questo è stata una scelta voluta.
Che tipo di risposta stai ricevendo da pubblico e critica? Il tuo messaggio sta passando? Sei soddisfatto?
Come dicevo all’inizio la risposta della critica è stata assolutamente entusiasta, e ad essere onesti anche quella del pubblico.
Il discorso dei numeri è chiaro purtroppo, ma non posso non pensare che per una opera prima tutto ciò che sta capitando sia a dir poco meraviglioso.
Per ciò che riguarda il messaggio credo proprio di sì, il film è pensato per lo più per persone non ebree, che possono trovare nel film una lettura nuova, e credo che il film, nel suo piccolo, stia riuscendo in questo intento.

Progetti per il futuro?
Riposare. Devo ancora riprendermi da tutto questo. E’ un momento bellissimo ma davvero stancante e ancora non ho idea di come mi muoverò nel futuro. Ho una sceneggiatura a cui lavoro da tantissimo, chissà, per ora penso a Pecore in Erba, poi chissà.

Da chi trai la tua ispirazione? Hai un modello?
Beh ovviamente essendo un giovane regista i miei modelli sono moltissimi e molto diversi tra loro. Non posso però negare che una enorme parte del mio lavoro, la parte migliore certamente, è ispirata da quel grandissimo cineasta ebreo che è Daniele Di Nepi, a cui mi ispiro moltissimo e da cui imparo ogni momento: è senza dubbio a lui che questo film ed il suo successo è dedicato.

Enrico Campelli

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