Israele, la terra trema

Nei giornali, nelle televisioni italiane e su internet si parla spesso di Israele come di un paese interessato da un conflitto che dura ormai da molti anni. Nel nostro paese invece giungono raramente notizie relative ai terremoti che si verificano in quella zona.

Infatti l’area su cui si trovano Gerusalemme, Tel Aviv e Haifa è una zona fortemente sismica, ed è stata teatro nel passato di terremoti disastrosi. Di sicuro, rispetto ai due secoli passati, le moderne tecnologie consentono di costruire edifici sempre più sicuri dal punto di vista sismico, ma non sempre le normative tecniche vengono rispettate.

E in Israele alcuni esperti temono l’arrivo del “Big One”, un terremoto di grande magnitudo e capace di provocare molti danni, poiché sono ormai molti anni che nella zona non se ne verifica uno. E’ sempre bene però ribadire che ad oggi non è possibile prevedere quando ci sarà un terremoto, se non in modo probabilistico.

Provo quindi a trovare delle risposte alle domande: La regione in cui si trovano Israele ed i territori palestinesi è una zona ad alta sismicità? Esiste un rischio sismico in questa regione? Come è possibile limitare questo rischio?

Il 1° giugno un terremoto con epicentro nel golfo di Suez (M=4,9) ha scosso la penisola del Sinai, desertica ed in gran parte disabitata, ma è stato avvertito chiaramente nella densamente popolata Eilat (Israele), a 200 km di distanza, senza causare vittime o danni.

E’ noto che sul territorio israeliano è presente la faglia che segna il confine tra la placca africana e placca araba, che si sposta, allontanandosi verso Nord-Est, di circa 3cm/anno. La faglia coincide con la valle del Giordano, prosegue verso Sud con la profonda depressione in cui sorge il Mar Morto e, virando verso Sud-Est, prosegue ancora con il Mar Rosso.
Nella zona della valle del Giordano le due placche scorrono una rispetto all’altra. Per questo motivo il territorio israeliano e della Cisgiordania è interessato da una sismicità medio/alta.

In effetti i terremoti storici confermano questa affermazione. Nel 1837 un sisma con magnitudo stimata tra 7 e 7.1 (da uno studio del 1997 di Ambraseys) e con epicentro in Galilea provocò tra le 6.000 e le 7.000 vittime. Nel 1927 un evento sismico con epicentro nella zona del Mar Morto, con una magnitudo stimata di 6,2-6,25 Richter, provocò più di 500 vittime e danni ingenti nelle città di Gerusalemme, Ramla, Tiberiade e Nablus.

Più recentemente, nel 1997, un terremoto con epicentro nel golfo di Aqaba, in Giordania, di magnitudo 7,3 Richter, provocò 8 vittime, 30 feriti e diversi danni. Nel 2004 ci fu un altro terremoto con epicentro nella zona del Mar Morto, a Sud di Gerico, di magnitudo 5,3 Richter. Fu avvertito anche a Gerusalemme ma per fortuna non ci furono vittime, ma solo danni agli edifici.

Tutti questi terremoti sono stati generati dalla “faglia del Mar Morto” ed hanno quindi avuto luogo nelle sue vicinanze. L’ultimo evento sismico in territorio israeliano è stato registrato il 24 dicembre del 2012, con epicentro a 40 km a Nord di Eilat. Questo ha avuto una magnitudo di 4,3 Richter, e non ha provocato danni.

Possiamo quindi concludere che Israele (e la Cisgiordania) sono zone caratterizzate da una sismicità medio-alta, ovvero i terremoti della zona possono provocare un forte scuotimento del terreno.

Nella figura sottostante è raffigurata l’accelerazione sismica che ha la probabilità di presentarsi del 10% in 50 anni. La mappa è detta di pericolosità sismica. Questa è definita come lo scuotimento del suolo atteso in un dato sito con una certa probabilità di eccedenza in un dato intervallo di tempo, e dipende esclusivamente dalle caratteristiche geologiche e sismo-tettoniche della zona.

La pericolosità è moderata a Tel-Aviv, è un po’ più alta nella parte Est di Gerusalemme, ancora più alta a Haifa mentre la zona con la sismicità più alta è quella a Nord del lago Kinneret. Si può paragonare la sismicità attesa nella zona di Haifa a quella attesa nella zona appenninica abruzzese, ad esempio.

Quando questi terremoti avvengono in zone desertiche, come quello recente del 2004, i danni sono limitati o nulli, anche se la pericolosità è alta. Quando invece l’epicentro è in una zona densamente popolata ed urbanizzata possono esserci dei danni. Se poi gli edifici presenti nella zona sono stati mal progettati o costruiti, oppure per la loro tipologia e modalità di costruzione sono più sensibili agli eventi sismici, allora il terremoto può provocare grandi danni, crolli degli edifici più deboli e vittime. In questo caso si dice che c’è un alto rischio sismico.

Questo dipende non solo dalla pericolosità (quanto è forte il terremoto), ma anche dalla tipologia della struttura e da come sono stati progettati e costruiti gli edifici, dunque dalla loro vulnerabilità. Ed è proprio cercando di diminuire la vulnerabilità degli edifici che si può diminuire il rischio sismico. Infatti il rischio è dato dalla combinazione di pericolosità sismica e vulnerabilità.

Nell’ottobre del 2012, ha riportato YnetNews.com, il comando regionale dell’esercito israeliano ha riferito che circa 95.000 strutture nell’area di Gush Dan, l’area urbanizzata intorno a Tel Aviv, che si estende a Nord fino a Nethanya e a Sud fino ad Ashdod, sono a rischio di crollo nel caso in cui si verificasse un terremoto di magnitudo 7. Infatti, in questa zona il 70% degli edifici sono stati costruiti prima del 1980, e non rispettano le normative antisismiche.

Secondo una ricerca sviluppata dal Ministero delle Costruzioni israeliano, 810.000 abitazioni hanno necessità di essere adeguate, incluse 70.000 in zone ad alto rischio. L’unico modo per diminuire il rischio sismico è quello di adeguare l’edilizia esistente a queste normative. Quasi tutti i progetti di adeguamento sismico degli edifici residenziali sono concentrati in una lista di poche città guidate da Tel Aviv, Ramat Gan, Haifa e Ra’anana, secondo un rapporto del Ministero dell’Interno israeliano pubblicato a febbraio.

Nel 2005 fu varato un piano, chiamato National Master Plan 38, che aveva lo scopo di motivare i costruttori a rinforzare le strutture dal punto di vista sismico, garantendo loro il diritto di aggiungere uno o due piani in più per poi venderli.  Questo permesso si è però scontrato con il diritto che avevano i condomini residenti all’ultimo piano di costruire un piano ulteriore, perciò in molti casi questi ultimi hanno presentato istanza per far valere i propri diritti.

Dal 2005 al febbraio 2013 sono state presentate 1.415 richieste, delle quali solo 880 sono state approvate dalle autorità. Un altro problema è che nessuna richiesta è stata presentata in città come Be’er Sheeva, Eilat, Dimona, Tiberiade, Bet Shean e Zfat. La legge ha di fatto privatizzato la gestione dell’adeguamento sismico, affidandolo ai cittadini, alle imprese, e delegando le decisioni ai tribunali civili, non considerando l’urgenza che questo tipo di interventi deve avere.

Nel frattempo il governo israeliano ha stanziato 4 milioni di dollari per un sistema di allerta per i terremoti: il programma è partito lo scorso anno. Questo tipo di sistema è presente in diversi paesi, come il Canada, gli Stati Uniti, il Giappone, la Turchia e la Romania, e prevede l’installazione di sensori sotterranei che saranno posizionati lungo la faglia della valle del Giordano da Eilat alla Galilea. Il sistema però deve ancora essere acquistato, ed una volta ottenuto non sarà operativo fino al 2016.

Il sistema consentirebbe agli occupanti di un edificio di avere 20-30 secondi per trovare rifugio durante un terremoto, ma non impedirebbe all’evento sismico di provocare danni ingenti alle strutture.

Va dunque sottolineata la necessità di stanziare dei fondi per adeguare dal punto di vista sismico tutti quegli edifici che non rispettano le normative antisismiche, diminuendo la vulnerabilità e dunque il rischio sismico associato. E’ chiaro che la cifra da stanziare sarà di molto superiore a quella necessaria per acquistare il sistema di allarme, ma consentirà di preservare il patrimonio edilizio della regione.

Gabriele Fiorentino

 

 

Fonti

  1. Y. Zaslavsky, M.Rabinovich, N.Perelman, V. Avirav, “Seismic hazard maps in terms of spectral acceleration at periods of 0,2s and 1s for the design response spectrum (two-point method) in the new version of the Israel building code(SI413)”, Novembre 2009, Report no. 522/474/09.
  2. United States Geological Survey’s (USGS), “Israel earthquake information”, “Historic earthquakes”http://earthquake.usgs.gov/earthquakes/world/index.php?region=Israel, http://earthquake.usgs.gov/earthquakes/eqarchives/year/2004/2004_02_11.php.
  3.  Benjamin Peim, “Eastern Mediterranean awaits inevitable big earthquake”, Jerusalem Post, 18/1/2011   http://www.jpost.com/Middle-East/Eastern-Mediterranean-awaits-inevitable-big-earthquake
  4. Saudi geological Survey, http://www.sgs.org.sa/Arabic/Geology/Pages/ArabianShield.aspx
  5. Ambraseys, Nicholas N. (August 1997), “The earthquake of 1 January 1837 in Southern Lebanon and Northern Israel”, Annali di Geofisica (Istituto Nazionale di Geofisica) XL (4): 923–935
  6. Ranit Nahum-Halevy,” How long will it take to earthquake-proof Israel’s smaller cities?”, 3/2/2013, Haaretz http://www.haaretz.com/business/how-long-will-it-take-to-earthquake-proof-israel-s-smaller-cities.premium-1.501019

One thought on “Israele, la terra trema

  1. Pingback: Moked – il portale dell´ebraismo italiano » Blog Archive » …terremoti

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *